L’opera omnia di Grazia Deledda comprende oltre trenta romanzi e un buon numero di raccolte di novelle. Saltuariamente la scrittrice si dedicò anche alle traduzioni dal francese, alla poesia, al teatro e alla saggistica. Ebbe un interesse solo occasionale per il cinema.
Grazia Deledda diversificò la sua incessante attività di scrittrice. Pur privilegiando la narrativa, infatti, in età giovanile si dedicò anche alla poesia e nel 1896 pubblicò la sua unica silloge di poesie, Paesaggi sardi, con l’editore Speirani di Torino.
Fece pure qualche incursione in ambito saggistico: le Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna, furono stampate nel 1894 da Forzani, un editore romano; nel 1923 curò un’antologia per i tipi di Treves di Milano, il suo editore storico, Le più belle pagine di Silvio Pellico scelte da Grazia Deledda; nel 1930, in piena epoca fascista, licenziò per La Libreria dello Stato a Roma, Il libro della terza elementare.
L’autrice nuorese si rivolse, anche se sporadicamente, al teatro: nel 1912, in collaborazione con Camillo Antona Traversi, ridusse in forma drammaturgica L’edera (Milano, Treves), mentre ne Il vecchio della montagna inserisce il bozzetto drammatico Odio Vince ( Roux e Viarengo, Torino). Nel 1921 fu la volta della novella Di notte che, con il contributo di Claudio Guastalla e Vincenzo Michetti, divenne il libretto di un’opera lirica, intitolata La Grazia, musicata dallo stesso Michetti e rappresentata nel 1923 a Roma, dove ebbe un’accoglienza se non entusiastica, favorevole. Infine nel 1924 aggiunse il bozzetto drammatico A sinistra, in appendice a La danza della collana (Milano, Treves).
Inoltre, Grazia Deledda si occupò della traduzione dal francese di Eugenie Grandet, di Honorè de Balzac e, occasionalmente, di cinema. Avrebbe dovuto originariamente collaborare alla trasposizione del suo romanzo Cenere, fortissimamente voluto da Eleonora Duse, ma presto, sembra a causa di una rivalità latente fra le due donne, abbandonò il progetto interamente nelle mani della grande interprete (1916). Il tiepido interesse per la settima arte da parte dell’autrice si concretizzò in un soggetto, Lo scenario sardo per il cinema (sempre nel 1916), tuttavia mai tradotto in pratica, che è stato fortunosamente rintracciato di recente. Difficile verificare, infine, per mancanza di documentazione, il presunto coinvolgimento, nel 1921, della scrittrice e Luigi Antonelli per la realizzazione di un soggetto dal titolo Il fascino della terra.
La notorietà della scrittrice sarda è senz’altro dovuta principalmente alle opere di narrativa, suddivise in romanzi e racconti, molte delle quali sono state tradotte in diversi paesi europei, quali Cecoslovacchia, Danimarca, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Jugoslavia, Spagna, Svizzera.
Agli esordi la Deledda compose soprattutto novelle, ma ben presto si dedicò a creazioni di più ampio respiro, senza peraltro mai trascurare il racconto breve. Ecco l’elenco delle raccolte di novelle, fiabe, leggende, racconti per ragazzi, in ordine cronologico:
Dopo il timido debutto in ambito locale, Grazia Deledda mantenne la produzione di romanzi sempre a cadenze piuttosto regolari, pubblicando con editori di Roma, Torino e soprattutto Milano; in totale scrisse oltre trenta romanzi, a giudizio della critica di diseguale valore letterario. Alcuni apparvero prima a puntate nella rivista “Nuova antologia” e solo successivamente in volume. Tali opere vengono contrassegnate da un asterisco.
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